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Ungheria. Per l’estrema destra la mostra fotografica è “propaganda Lgbt”. E il ministro licenzia il direttore del museo.

In Ungheria, la gestione culturale ha assunto una piega controversa con il licenziamento di László Simon, direttore del “Magyar Nemzeti Múzeum” (Museo Nazionale Ungherese) di Budapest. Questa azione è stata intrapresa in seguito a una disputa sull’esposizione di fotografie che includono rappresentazioni della cultura LGBTQIA+, una comunità che comprende lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer o in questione, intersessuali, asessuali e altre identità di genere e orientamenti sessuali.

La mostra in questione, “World Press Photo”, è conosciuta per la sua capacità di catturare attraverso la fotografia gli eventi più significativi e le storie che hanno segnato l’anno. Nonostante il suo prestigio e riconoscimento internazionale, è stata oggetto di critica per aver incluso immagini che ritraevano la vita di una comunità di persone LGBTQIA+ anziane nelle Filippine, contravvenendo così a una legge ungherese del 2021 che vieta la cosiddetta “propaganda” di tali contenuti ai minori di 18 anni.

La stessa legge ha imposto, recentemente, la vendita di libri con contenuti di “propaganda Lgbt” (in realtà libri dove viene narrata l’esistenza delle persone Lgbtqia+) in buste chiuse, e lontano da chiese e scuole, cosa che, in una grande città significa “ovunque”.

La denuncia è partita da “Mi Hazank” (Movimento della Nostra Patria), un gruppo politico di estrema destra, che ha sostenuto la violazione della legge da parte del museo. Il ministero della cultura ha pertanto ritenuto che Simon non abbia adempiuto agli obblighi imposti dalla legislazione vigente, portando al suo licenziamento.

Questo atto ha sollevato un’ondata di preoccupazioni relative alle politiche di censura e alla libertà di espressione, nonché ai diritti delle minoranze. La comunità internazionale, inclusi gruppi per i diritti umani e organismi internazionali, ha esaminato con attenzione la situazione, temendo che la legge possa essere usata come strumento per reprimere la cultura e l’identità LGBTQIA+.

László Simon è un sostenitore di Fidesz, il partito “sovranista” al potere in Ungheria dal 2010, ed è stato un ministro del governo di Viktor Orban.