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Burundi. Per il presidente, le persone gay vanno lapidate

Il Presidente del Burundi, Evariste Ndayishimiye, ha recentemente espresso commenti estremamente negativi nei confronti della comunità LGBTQIA+, suggerendo che le persone gay dovrebbero essere lapidate. Queste dichiarazioni, pur non avendo forza di legge, rappresentano un’escalation di retorica ostile e potrebbero peggiorare un ambiente già insicuro per i diritti LGBTQIA+ nel paese.

Il Burundi, una nazione conservatrice dell’Africa Orientale, punisce già l’intimità consensuale tra adulti dello stesso sesso con fino a due anni di prigione. La posizione di Ndayishimiye si aggiunge a un crescente clima di omofobia in Africa, dove paesi come Uganda e Kenya hanno introdotto leggi e misure punitive contro la comunità LGBTQIA+.

In Uganda, è stata recentemente approvata una legge che prevede la pena di morte per “omosessualità aggravata”, mentre in Kenya si sono verificate critiche e proposte legislative contro le persone LGBTQIA+. Anche in Tanzania, Zambia e Ghana sono state osservate tendenze anti-gay. Questi sviluppi seguono un editto del Papa Francesco che permette ai preti di benedire le coppie dello stesso sesso, un gesto che ha suscitato reazioni diverse nel continente.

Il Burundi, uno dei paesi più poveri del mondo, dipende in parte da aiuti internazionali. Ndayishimiye ha criticato i paesi occidentali per condizionare gli aiuti all’accettazione dei diritti gay, un atteggiamento che rispecchia una tensione tra i valori culturali e le pressioni internazionali.

Ndayishimiye, al potere dal 2020 dopo un’elezione controversa, è stato riconosciuto per aver ridotto alcune restrizioni sui media e le organizzazioni civili, ma non ha migliorato significativamente la corruzione endemica o la situazione dei diritti umani nel paese.